Il Pasolini privato di Dacia Maraini


Caro Pier Paolo di Dacia Maraini edito da Neri Pozza è un memoriale pubblico e intimissimo al contempo.

Pubblico non solo perché pensato appositamente per essere dato alle stampe; ma anche perché molti dei fatti in esso narrati sono noti (pubblici), in ragione della notorietà di chi li visse.

Intimissimo in quanto Dacia Maraini, nel redigere il memoir, ha attinto ai ricordi più cari e personali e - fatto che va ben oltre l’espediente narrativo - al sogno.


Maraini, infatti, scrive una serie di lettere a Pier Paolo Pasolini, non solo attingendo ai ricordi; non solo analizzando gli scritti dell’amico; ma anche partendo da una serie di sogni e procedendo con la narrazione per mezzo di analogie e associazioni mentali.

E proprio la frequenza con la quale Maraini inizia un capitolo descrivendo un sogno fa sì che chi scrive questa nota sia convinto che essi siano reali: Dacia, ancora oggi, sogna il suo carissimo Pier Paolo.


Un amico strappatole da un barbaro omicidio (i cui autori restano tuttora ignoti).

Un amico con il quale lei e il suo compagno Alberto Moravia (amico fraterno di Pasolini) dividevano una casa a Sabaudia; oltre ai viaggi in giro per il mondo e alcuni progetti artistici (Maraini, ad esempio, ha collaborato con Pasolini nel cinema).


Va da sé che i ricordi più interessanti che il lettore trova nel libro sono quelli intimissimi.

Ricordi che non si concentrano solo sulla figura di Pasolini, ma anche sulle donne che gli sono state più vicino: la madre Susanna; Elsa Morante; Laura Betti; Maria Callas, oltre a Dacia Maraini stessa, ovviamente.


Maraini - assai probabilmente in ragione del di lei vissuto biografico e artistico - pare assai incuriosita più che dal rapporto tra Pasolini e il maschile, da quello tra Pasolini e il femminile.

Tenta, quindi, di sondarne gli aspetti; di capirne le motivazioni; di analizzare gli atti sessuali mancanti (e, forse, mancati).


Per quanto attiene a quest'ultimo aspetto, è noto come Pasolini si sia innamorato di alcune donne, tra le quali la più universalmente nota è Maria Callas.

Amori che, per volontà di Pasolini, restavano casti; diventando una specie di “matrimonio bianco”.

Un sottrarsi di Pasolini che, almeno nel caso di Maria Callas, ha generato sofferenza (come dalla Divina confessato alla Scrittrice durante un viaggio in Africa).

Un sottrarsi che Maraini spiega, freudianamente, con l’attaccamento morboso alla madre: un edipo irrisolto che avrebbe indotto Pasolini a scindere nettamente la sfera dei sentimenti (riservata alla madre e alle madri sostitutive) da quella dell’eros (riservata ai giovanotti).


Come detto Maraini non indaga i sentimenti amorosi riversati da Pasolini su alcuni ragazzi; ma resta ancorata al dato di fatto che con moltissimi di essi Pasolini ci faceva solo del sesso occasionale.

Eppure, come da lei stessa ricordato, Pasolini amava Ninetto Davoli e fu lui stesso a chiederle di tentare di convincere Davoli a non sposarsi.

Ma Davoli si sposò e Maraini non coglie (o pare non cogliere) il tracollo emotivo che il matrimonio di Davoli causò in Pasolini, forse arrivando persino a determinare l’abiura della “Trilogia della vita”, i tre film di cui Davoli (assieme a Franco Citti) era il protagonista.


Ad ogni modo, va sottolineato, come Maraini, pur non indagando il lato affettivo delle relazioni che Pasolini intratteneva con alcuni ragazzi, non condanna in alcun modo l’eros pasoliniano.

Anzi pare rammaricarsi del fatto che Pasolini in ragione di esso provasse acuti e angoscianti sensi di colpa.


Un libro che va letto per conoscere più da vicino quel Pasolini privato a volte assai distante dall’immagine pubblica da lui stesso proiettata.


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